Vito Ievolella. Un uomo, un servo dello Stato, nato e morto nel Meridione. Un carabiniere che ha saputo rendere onore alla divisa con coraggio e dedizione, pagando un prezzo altissimo.
Una carriera encomiabile
Arruolatosi nell’Arma nel 1948, la destinazione iniziale del carabiniere Ievolella è Alessandria. Si sposta in seguito in Toscana, per frequentare il corso Allievi Sottufficiali della Scuola di Firenze, dopo il quale passa alla Legione di Palermo, operando presso le stazioni di Palermo Centro e di Palermo Duomo.
I brillanti risultati del suo lavoro gli permettono di guadagnare 7 encomi solenni e 27 apprezzamenti del Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri.
Il 1965 è l’anno del suo trasferimento al nucleo investigativo del Comando di Gruppo. Nella Stazione dei Carabinieri “Duomo” prima e alla guida della Stazione “Falde” (corrispondente al territorio dell’attuale quartiere di Monte Pellegrino) dopo, successivamente passa alla Caserma “Carini”, in Piazza Giuseppe Verdi, presso la quale coordina le attività del reparto “Delitti contro il patrimonio” del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Palermo.
Vito è da subito molto noto negli ambienti investigativi dell’Arma e tra i magistrati per la sua capacità professionale, per l’impegno investigativo e per la determinazione a fare luce tanto sul delitto comune quanto su quello mafioso. Vito, difatti, è anche molto conosciuto negli ambienti della criminalità mafiosa locale; si distingue per la sua fine e acuta sensibilità psicologica che, coniugata alla perizia investigativa, gli permette di penetrare a fondo nel territorio. Riesce a comprendere e a intuire anticipatamente la pericolosità e la forza dirompente dell’organizzazione mafiosa, in questi anni non ancora ben delineata nella sua composizione e struttura. Tutte queste caratteristiche gli sono valse, da parte della stampa, appellativi come “segugio temuto dai boss” e “specialista in casi difficili”1https://vivi.libera.it/storie-803-vito_ievolella.
Vito Ievolella. L’omicidio
La sera del 10 settembre 1981 il maresciallo Ievolella si trova assieme alla moglie. Dentro la propria vettura, stanno attendendo che la propria figlia finisca la lezione di scuola guida. Dei killer gli tendono un agguato mortale, con colpi di arma da fuoco che lo colpiscono alla testa.
Appare da subito chiaro agli inquirenti che l’assassinio del Maresciallo è da inquadrare in un programma mafioso teso all’eliminazione di quanti si oppongono all’espansione dei loro interessi criminali. Nel 1980 Vito, proprio il 10 settembre, aveva concluso un’importante indagine. Quell’indagine, denominata “Savoca + 44”, aveva permesso di individuare gravi responsabilità e i loschi affari di personaggi di spicco della mafia locale2https://vivi.libera.it/storie-803-vito_ievolella.
Vito Ievolella. Medaglia d’oro al valor civile
«Addetto a Nucleo Operativo di Gruppo, pur consapevole dei rischi a cui si esponeva, si impegnava con infaticabile slancio ed assoluta dedizione al dovere in prolungate e difficili indagini – rese ancora più ardue dall’ambiente caratterizzato da tradizionale omertà – che portavano all’arresto di numerosi e pericolosi aderenti ad organizzazioni mafiose. Proditoriamente fatto segno a colpi d’arma da fuoco in un vile agguato tesogli da quattro malfattori, immolava la vita ai più nobili ideali di giustizia e di grande eroismo»
Per Vito Ievolella la giustizia si è fatta attendere più di vent’anni, ma è arrivata.
La famiglia, nonostante il tempo, continua imperterrita a tenere viva la memoria del proprio caro.
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