di CONSOLATA MAESANO
Sono stati circa 3 milioni e 200 mila i campani, i pugliesi, i luchesi, i calabresi e i siciliani che, a cavallo tra l’800 e il ‘900, hanno attraversato l’Oceano Atlantico; nei primi 15 anni del secolo scorso partivano annualmente in media 300 mila migranti dai porti di Genova, Napoli, Palermo e Messina alla volta del nuovo continente.
Spesso nuclei con la stessa origine scelgono di vivere nello stesso quartiere, per potersi aiutare e per conservare la propria identità culturale: nascono così le varie Little Italy. Ad esempio, Luigi Villari racconta che a New York «alcuni quartieri sono abitati esclusivamente dagli oriundi di una data regione; in uno non troviamo che siciliani, in un altro i soli calabresi, in un terzo gli abruzzesi; vi sono poi certe strade dove non si trova che gente di un dato comune; in questa via è la colonia di Sciacca, in quello la colonia di San Giovanni in Fiore, in quell’altra la colonia di Cosenza».
Impresso indelebilmente nell’immaginario collettivo il porto di Ellis Island, punto di arrivo per almeno 12 milioni di aspiranti cittadini americani: parecchie pellicole (ad esempio il secondo capitolo de Il Padrino, del 1974) hanno portato sui grandi schermi le immagini dei medici impegnati a controllare i migranti, contrassegnando col gessetto le vesti di chi necessitava di altri controlli («i vecchi, i deformi, i ciechi, i sordi e tutti coloro che soffrono di malattie contagiose, aberrazioni mentali e qualsiasi altra infermità sono inesorabilmente esclusi dal suolo americano», recita il protocollo); quelle dei funzionari che indagavano sulla disponibilità di denaro dei nuovi arrivati, sulla fedina penali e su eventuali amici e parenti già in America su cui poter contare.
Il benvenuto, tra la popolazione del nuovo mondo, così orgogliosamente Wasp (white anglo-saxon protestant: bianca, di origine anglosassone e di religione e cultura protestante), non fu certo tra i più caldi.
Si pensi alla celebre vignetta dove gli europei sono rappresentati come ratti umanoidi, muniti di pistole, pugnali e manifesti delle organizzazioni criminali. I roditori seguono il suono di Zio Sam in versione pifferaio magico; sullo sfondo i governanti europei sono in giubilo per essersi liberati degli immondi connazionali: i migranti sono considerati la parte peggiore del vecchio mondo, portatrice sana di malattie, ignoranza, superstizione e, soprattutto, di criminalità.
Nel secondo distretto di New Orleans “ben noti e famigerati siciliani assassini, falsari e ladri, nell’ultimo mese, hanno formato una sorta di compartecipazione generale o società per azioni per il saccheggio e la dispersione della città”: riporta il New Orleans Times già nel 1869.
È sempre a New Orleans che avviene il più grande linciaggio di massa della storia americana, a danno di 10 italiani: i siciliani Antonio Abbagnato, James Caruso, Rocco Geraci, Antonio Marchesi, Pietro Monasterio, Emanuele Polizzi, Frank Romero, Antonio Scafidi, Charles Traina e l’abruzzese Loreto Comitis. “Colpevoli” di essere stati assolti per l’omicidio del sovraintendente David Hennessy, i nostri connazionali vennero impiccati e fucilati, dopo che migliaia di persone assaltarono armate la prigione dove erano reclusi.