di CONSOLATA MAESANO –
Non ha ancora neppure un quarto di secolo il carabiniere Carmine Tripodi quando perde tragicamente la vita.
Carmine Tripodi ha quasi 25 anni, eppure copre già il ruolo di brigadiere, alla guida del comando di San Luca. Di origini campane, è nato a Torre Orsaia in provincia di Salerno, ma la Benemerita lo invia in Calabria già dalla fine degli anni ’70, prima a Bovalino e poi a San Luca. Trova anche l’amore nella terra d’adozione: si fidanza con Luciana, un’insegnante di Bianco.
Tripodi si rivela presto un carabiniere brillante e competente, in piena stagione dei sequestri riesce ad arrestare i rapitori dell’industriale napoletano Carlo De Feo, prigioniero per oltre un anno tra i monti calabresi.
Una carriera, la sua, che sarebbe sicuramente stata costellata da altri numerosi trionfi, ma un agguato gli costa la vita la sera del 6 febbraio del 1985. Tripodi, a bordo della propria auto (una Fiat 132), è affiancato da un commando di tre malviventi che esplodono contro di lui diversi colpi di lupara. Prima di morire, il carabiniere riesce a ferire un sicario.
Il suo corpo senza vita subisce gravissimi oltraggi: gli assassini lo prendono a calci su un fianco e gli urinano addosso. La sua lapide, lungo la strada per San Luca, verrà danneggiata più volte nel corso negli anni successivi. È stata Luciana a farla installare, dopo essere stata avvinghiata alla bara dell’uomo che amava per un giorno e una notte1Dizionario Enciclopedico delle Mafie in Italia, a cura di Claudio Camarca, AA VV, Castelvecchi Editore, 2013.
A Tripodi è stata conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare:
«Comandante di Stazione distaccata, già distintosi in precedenti operazioni di servizio contro agguerrite cosche mafiose, conduceva prolungate, complesse e rischiose indagini che portavano all’arresto di numerosi temibili associati ad organizzazioni criminose, responsabili di gravissimi delitti. Fatto segno a colpi di fucile da parte di almeno tre malviventi, sebbene mortalmente ferito, trovava la forza di reagire al proditorio agguato riuscendo a colpirne uno, dileguatosi poi con i complici. Esempio di elette virtù militari e di dedizione al servizio spinto fino al sacrificio della vita.
San Luca, 6 Febbraio 1985»
Sono molti altri i tributi e le onorificenze alla sua memoria: al caduto è intestata la Motovedetta Carabinieri 816 dislocata in Gaeta; prima la piazza antistante la caserma dei carabinieri di San Luca e poi, dal 2011, anche la nuova caserma dei carabinieri di San Luca. Dal 2017 porta il nome di Carmine Tripodi anche la nuova stazione dei carabinieri del suo paese natale, Torre Orsaia. Nel 2019 gli viene dedicata anche la via antistante gli alloggi della caserma di Locri: via “Tripodi-Marino”, in ricordo di un altro militare caduto in servizio.
Il suo delitto, a 36 anni di distanza, resta ancora senza colpevoli.
