Nicholas Green, la vacanza si trasforma in tragedia
Nicholas Green, un bimbo statunitense di sette anni, nel 1994 è in viaggio con i suoi genitori e la sorellina nel nostro Stivale.
Una vacanza tanto attesa, specie dal piccolo. Giorni spensierati che però portano a una morte crudele e assurda.
La famiglia americana, a bordo di un’automobile, stava percorrendo la Salerno – Reggio Calabria per giungere in Sicilia. All’altezza di Vibo da un’altra vettura qualcuno ha sparato contro il mezzo dei Green, scambiandolo per quello di un gioielliere da rapinare. Solo dopo la fine del folle inseguimento i genitori si sono accorti che il piccolo è ferito. Un proiettile si è conficcato nel cranio, dal lato sinistro. Si disintegra in tante schegge che lo rendono inoperabile. A nulla valgono i ricoveri, prima a Polistena e poi a Messina. Alla famiglia non resta che autorizzare l’espianto degli organi. Un gesto che colpisce l’opinione pubblica nostrana, in un paese provato dalla tragedia e ancora con scarsissima sensibilità verso il gesto dei genitori del piccolo. Sarà proprio il loro esempio a sensibilizzare notevolmente gli italiani: la donazione degli organi conoscerà un’impennata, sulla scia del piccolo Nicholas.
Nicholas Green, il vento della tragedia semina il germoglio della speranza
Il cuore di Nicholas Green, sette anni appena, batterà ancora. I suoi organi, espiantati, salveranno sett sfortunati che hanno bisogno di trapianto. “Speriamo ci sia qualche bambino tra i riceventi”, dice sommessamente la mamma del piccolo americano vittima di un assalto da Far West sull’ autostrada Salerno-Reggio. Non piange Margaret Sherard Yang. Alta, capelli cortissimi e biondi, gli occhi chiari e trasparenti, la donna ha affrontato la tragedia tentando di vincere la morte con un gesto di grandissimo significato umano: la donazione degli organi, cuore, reni, occhi, fegato, del suo bambino. “Lo vedo sorridere per questo”, confida ai medici dell’ Istituto di rianimazione del Policlinico di Messina dopo una inutile notte di speranza, quando il marito dice sì all’ espianto perché non c’ è più nulla da fare. “Nicholas rimane per noi il bambino sorridente di sempre, entusiasta. Voglio donare i suoi organi perché voglio che viva ancora. So che ci sono altre persone, altri bambini che vivranno grazie a lui”1Pantaleone Sergi, “Così Nicholas non morirà”, La Repubblica, 02/10/1994.
“Effetto Nicholas”
Se ne sono andati con dignità, dopo aver autorizzato l’ espianto degli organi del loro bambino e aver restituito la vita ad un ragazzo malato di cuore, Andrea (il quindicenne operato a Roma dal professor Marcelletti, le cui condizioni post-operatorie sono buone, “tranne un leggero affaticamento cardiaco’ ha detto Marcelletti) e ad altri malati la cui speranza era appesa al trapianto del fegato, delle cornee, di un rene. Un gesto che avuto subito un effetto concreto, dirompente. Spinte dall’ “effetto Nicholas”, centinaia di persone da tutta Italia hanno chiamato le varie sedi dell’ Aido, l’ associazione italiana donatori, per dare l’ adesione all’ espianto dei propri organi. “Da quando si è appresa la notizia della scelta dei genitori del piccolo Nicholas – raccontano all’ Aido – abbiamo avuto in media cinquanta telefonate al giorno da tutta Italia, contro una media delle 10/12 chiamate dei giorni normali”2“In nome di Nicholas Green aumentano i donatori”, La Repubblica, 05/10/1994.
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Consolata Maesano