Maria Boccuzzi. La sua storia
Giovane, bella, provata dalle avversità, determinata nella corsa verso il riscatto, desiderosa d’amore, sfortunata e senza giustizia. L’amara storia di Maria Boccuzzi – destinata a divenire uno dei più tristi e mai risolti cold case – è una ferita che, a distanza di oltre 70 anni, non riesce a rimarginarsi.
Maria Boccuzzi, classe 1920, era di origini calabresi. Nata nel più profondo e povero Sud Italia, con la sua famiglia abbandona a soli 9 anni il minuscolo centro di Radicena (parte dell’attuale comune reggino di Taurianova) per trasferirsi a Milano. Una delusione sentimentale e la rottura dei rapporti con la famiglia la condussero sulla strada della prostituzione. Lontana dai sogni d’amore e di riscatto economico, Maria conobbe sfruttatori crudeli e violenti.
Maria Boccuzzi, la triste vicenda
I guai per Maria Boccuzzi iniziarono a 15 anni quando trovò un lavoro alla Regia manifattura tabacchi di via Moscova. Lì conobbe uno studente spiantato del quale s’innamorò e col quale scappò di casa. Nel giro di un anno però l’amore era già finito. Lo studente spiantato la mollò su due piedi e a lei, che aveva rotto i ponti con la famiglia, rimase solo il disonore. E fu a questo punto della storia, che con lo strano nome d’arte di Mary Pirimpo, tentò di realizzare il suo sogno di diventare ballerina. Frequentando i locali di Milano conobbe un tale Jimmy, ex ballerino di fila di Wanda Osiris. Jimmy faceva un doppio lavoro: di giorno vendeva assicurazioni, di notte faceva l’animatore nel night club Arethusa, uno dei più rinomati di Milano assieme al Santa Tecla. Ma Jimmy non aiutò Mary a entrare nel mondo dello spettacolo. Proprio per niente. Dopo averle insegnato a essere gentile coi clienti, la cedette a un amico, tale “Carlone”, che di lavoro invece ne faceva solo uno: il protettore. Entrambi, dopo che Mary venne trovata morta crivellata con sei colpi di calibro 6.35 sparati durante la notte del 28 gennaio 1953, finirono sull’elenco dei sospettati della polizia. Furono messi sotto torchio più volte, ma a parte che erano due papponi, non venne fuori altro sul loro conto. Niente che potesse collegarli all’omicidio di Mary 1https://storiedimenticate.it/la-vera-storia-di-marinella/.
Maria Boccuzzi, che non conobbe giustizia
Dopo che fu trovata morta da un operaio che stava andando a lavorare, nelle redazioni dei giornali non ci impiegarono molto a capire che la sua storia sarebbe arrivata diritta al cuore della città. Il suo omicidio tenne banco su tutti i giornali per mesi, anni, e per risolverlo la Questura di Milano impiegò i suoi uomini migliori, compreso il super commissario Mario Nardone, il poliziotto che pochi anni prima aveva creato dal niente la Squadra Mobile e che aveva risolto il massacro di via San Gregorio col più classico dei saltafossi ai danni di Rina Fort. Furono mobilitate le Questure di mezzo Nord Italia, compreso quella di Genova, intervenne anche l’Interpool e furono interrogate più di 2000 persone2https://storiedimenticate.it/la-vera-storia-di-marinella/.
Ma il suo omicidio non ha ancora colpevoli.
Maria Boccuzzi rivive nella musica
Alla sfortunata giovane Fabrizio De Andrè ha dedicato “La canzone di Marinella”
Questa di Marinella è la storia vera
Che scivolò nel fiume a primavera
Ma il vento che la vide così bella
Dal fiume la portò sopra una stella
Sola senza il ricordo di un dolore
Vivevi senza il sogno d’un amore
Ma un re senza corona e senza scorta
Bussò tre volte un giorno alla tua portaBianco come la luna il suo cappello
Come l’amore rosso il suo mantello
Tu lo seguisti senza una ragione
Come un ragazzo segue l’aquilone
E c’era il sole e avevi gli occhi belli
Lui ti baciò le labbra ed i capelli
C’era la luna e avevi gli occhi stanchi
Lui pose le sue mani sui tuoi fianchi
Furono baci e furono sorrisi
Poi furono soltanto i fiordalisi
Che videro con gli occhi delle stelle
Fremere al vento e ai baci la tua pelleDicono poi che mentre ritornavi
Nel fiume, chissà come, scivolavi
E lui che non ti volle creder morta
Bussò cent’anni ancora alla tua portaQuesta è la tua canzone, Marinella
Che sei volata in cielo su una stella
E come tutte le più belle cose
Vivesti solo un giorno, come le rose
E come tutte le più belle cose
Vivesti solo un giorno, come le rose
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Consolata Maesano