di CONSOLATA MAESANO –
Luigi Gravina. 33 anni, una moglie, un’officina e 5 figli, nella città cosentina di Paola qualche decennio fa, la testa sempre alta e una gran voglia di legalità: più passa il tempo e più la sua storia profuma di dignità.
“Quelle gomme sono pane per i miei figli“1Luciana De Luca, “Quelle gomme erano il pane dei miei figli”, Il Quotidiano del Sud, 29/08/2021″, spiegò con semplicità Luigi, quando sua moglie gli chiese se avesse ceduto alle sempre più pesanti richieste dei mafiosi locali:
Alcuni uomini della cosca Serpa si presentarono nell’officina di Luigi Gravina vantando privilegi legati al loro status di ‘ndranghetisti. Il giovane meccanico disse no più volte alle loro richieste, che consistevano in riparazioni e in gomme da montare sull’auto del fratello del boss e andò a denunciare l’accaduto. Il clan tentò di metterlo all’angolo incutendogli timore e cercando di colpirlo anche negli affetti più cari: tagliarono le gomme della macchina del padre e buttarono giù il portone di casa2Luciana De Luca, “Quelle gomme erano il pane dei miei figli”, Il Quotidiano del Sud, 29/08/2021.
Due sicari, presi quella stessa notte, la sera del 25 marzo del 1982 crivellarono di colpi il povero uomo. La morte di Luigi Gravina ebbe un forte impatto sulla comunità: molti commercianti iniziarono a seguire il suo esempio, alzando la testa di fronte alle richieste della ‘ndrangheta.